Sono cresciuta con l'idea che gli impegni evitabili andassero evitati, che i giorni, le ore, andassero tenuti liberi per fare qualcosa di non meglio specificato per la famiglia.
Anche mio fratello è stato cresciuto così, ma ho anche visto che se lui si è potuto concedere a fatica degli spazi, mentre per me che ero bambina, ragazzina, ma anche donna, non era "giusto" stare tante ore lontano da casa per occuparmi di cose "non di casa".
Potrei fare l'esempio del fatto che ho dovuto abbandonare la danza perché portava me e mia mamma ad avere un impegno fisso, potrei dire che non ho potuto fare il liceo che desideravo perché lontano qualche chilometro di troppo, potrei fare mille piccoli quotidiani esempi, ma oggi vi voglio parlare del fatto che non ho potuto fare la rappresentante di liceo perché ai miei sembrava un impegno politico inopportuno, una "bega"che dovevo evitare: perché esporsi? Perché attirarsi problemi? Perché perdere tempo per gli altri quando c'era "anche troppo da fare a casa"? Perché impegnarsi?
Io tutto questo non lo condivido e se ai miei genitori ho perdonato tanti errori diventando genitore a mia volta, questo proprio non lo capisco.
Voglio insegnare alle mie figlie che vale la pena metterci la faccia, impegnarsi, portare via del tempo a sé stessi anche se probabilmente non tornerà nulla indietro. Non so se vorranno far parte di associazioni, di volontariato, di entrare nei comitati di organizzazione delle feste di paese o addirittura a iscriversi a qualche partito, ma io sarò sempre lì a incoraggiarle per portare avanti le loro passioni e le loro idee.
La politica non deve diventare qualcosa di astratto calato dall'alto: guardiamo in su e critichiamo chi ci sembra lontano e distante, mentre dovremmo essere noi il motore della società, perché anche se non ce ne rendiamo conto questa classe politica che ci fa schifo ci rispecchia in pieno.
E allora insegniamo ai nostri figli a dire la loro e a partecipare.
https://youtu.be/ZahHj4y8q50